giovedì 10 settembre 2015

...LA FATICA NELL'AMBIENTAMENTO...

“la fatica dell’ambientamento è del bambino, è nostra,è dei genitori. Saper stare vicini, ma alla giusta distanza,accettare le loro distanze,offrire il nostro corpo che, spesso, si fa concavo, per accogliere, contenere il loro e le loro emozioni. Una distanza che viene accorciata al punto tale che il corpo si fa vicino, quasi adesivo, quasi confuso con quello dell’altro. Una distanza che viene accorciata dall’offerta delle nostre parole, specchio e risonanza delle loro emozioni, che ancora non trovano un nome e alle quali siamo tenute a dare nome. Un processo forse arbitrario questo,ma frutto di un’attenta osservazione delle dinamiche, dei movimenti, dei gesti, della postura, del pianto dell’altro. Un prestare aiuto, senza negare loro le evidenti difficoltà, ma ancora una volta per mettere voce su queste difficoltà e andare avanti. Un saper attendere, un saper vivere un tempo che non è il nostro ma il loro. È la capacità di stare vicino, a fianco, senza sostituirsi, senza sovrapporsi”   

( Mondo zero3 la rivista per la prima infanzia. Editrice La Scuola pp 9 ) 


martedì 8 settembre 2015

...I DIVERSI TIPI DI AMBIENTAMENTO...

Ambientamento individuale  viene messo in atto solitamente con la sezione dei lattanti, prevede l’inserimento di un bambino alla volta, ciascuno con un educatore di riferimento.

Ambientamento in piccolo gruppo (4-6 bambini) prevede l’inserimento dei bambini in modo contemporaneo in orari e giorni alterni. È previsto un periodo di tempo di pausa in modao tale che i bambini possano conoscersi a vicenda. I materiali, i tempi e gli spazi vengono predisposti dagli educatori.
Questa distinzione vien ampliata dalla riflessione di Borghi che fa una distinzione tra inserimenti a goccia, a strati e a pacchetto.

Inserimento a goccia prevede l’inserimento di uno o due bambini alla volta e una volta terminato con questi si procede con altri bambini. Questo tipo di inserimento tende a valorizzare la relazione tra il bambino e l’educatore in modo da rafforzare il rapporto di fiducia tra essi.

Inserimento a strati  si inizia con un gruppetto di bambini e quando questo ha raggiunto un buon livello di ambientamento si inizia il lavoro con un altro gruppetto.

Inserimento per pacchetti  si inizia con un gruppetto di sei , otto bambini alla volta puntando così a privilegiare il rapporto tra i pari e tra più bambini facendo in modo che giochino tra di loro e si relazionino il più possibile così da facilitare l’integrazione. 
Questo permette anche ai genitori di conoscersi tra di loro, di confrontarsi e di scambiarsi opinioni, ansie e paure.


Ambientamento riguarda però, non solo i bambini nuovi ma anche tutti quei bambini che hanno già frequentato il nido. Infatti a settembre, quando questi ritornano al nido il più delle volte si trovano in difficoltà dopo un lungo periodo trascorso a casa. 
I comportamenti dei bambini e bambine, all’ingresso delle strutture per la prima infanzia , sono diversi tra loro. Infatti, possono esserci bambini che nonostante la fatica di lasciare il genitore si lasciano consolare o avvicinare fin dal primo momento dall’educatore, ed altri invece che fanno molta fatica a separarsi dal genitore e che non sono facilmente consolabili. 

Altri bambini invece non sono più di tanto dispiaciuti da questo distacco ma che nonostante preferiscono stare da soli e giocare in modo solitario senza relazionarsi con altri coetanei. Nel caso in cui i bambini presentano grosse difficoltà a staccarsi dai genitori l’intervento dell’educatore è più complesso e può richiedere tempi più lunghi; quando invece il bambino si dimostra dispiaciuto e triste nello staccarsi dal genitore ma che allo stesso tempo ricerca il contatto con l’educatore serve che quest’ultimo dedichi del tempo solo a quel bambino, anche breve, per far in modo di rassicurarlo. 

Altrettanto importante è cercare di non mettere da parte i bambini che invece si dimostrano autonomi e tranquilli durante il distacco ma cercare sempre e comunque di far percepire al bambino l’interesse dell’educatore ad instaurare una relazione senza fretta e senza gesti eclatanti che possono far allontanare ulteriormente il bambino. 

sabato 5 settembre 2015

...PRIMA OSSERVAZIONE...

Durante la mia esperienza al nido ho avuto modo di constatare che l'ambientamento rappresenta una transizione densa di emozioni sia per il bambino che per la sua famiglia.
Per far si che l'ambientamento avvenga nel migliore dei modi è necessario che ci sia gradualità e rispetto dei tempi di ciascuna coppia genitore-bambino.









giovedì 3 settembre 2015

...LE FASI DELL'AMBIENTAMENTO...

Durante il periodo dell’ambientamento si possono rilevare alcune fasi: avvicinamento, affidamento ed appartenenza.

L’ avvicinamento  è la fase che permette sia a genitori,educatori e bambini di conoscersi e scambiarsi informazioni. Gli educatori generalmente allestiscono la struttura permettendo alle famiglie di visitare gli ambienti e di reperire materiali e documenti . Vengono così rilasciate brochure e depliant informativi della struttura. Tra le iniziative previste per l’avvicinamento a genitori e famiglie ci sono: l’assemblea che altro non sarebbe che il primo incontro tra genitori e personale del nido per presentare la struttura ; il colloquio ossia un incontro individuale tra educatore e genitori che permette di parlare di sé e del proprio bambino.

L’affidamento è il periodo in cui inizia la separazione della coppia madre- bambino e del nucleo genitori-bambino. In questa fase si deve preparare il bambino all’idea che comincerà a frequentare un nuovo ambiente dove troverà nuovi bambini, adulti e dove potrà giocare e fare cose nuove. È importante far capire al bambino che la mamma e il papà rimangono comunque un riferimento sicuro su cui possono contare e che il loro legame affettivo continua ad esistere nonostante la temporanea distanza. In questa fase la presenza costante è quella dell’educatore, che accompagna il bambino ponendosi come figura di riferimento e verso la quale la famiglia pone la massima fiducia. L’educatore deve prestare la massima attenzione a tutte le azioni che mette in atto il bambino soprattutto alle abitudini, agli oggetti transazionali ad es. l’orsacchiotto, la copertina ossia qualunque cosa abbia il potere di rassicurare il bambino durante i momenti più delicati al nido come l’addormentarsi.

L’appartenenza è la fase durante la quale si consolidano i rapporti tra nido e famiglia. Il bambino comincia a frequentare la struttura con assiduità imparando ad acquisire piano piano i vari rituali , le regole, conoscere spazi e a vivere nuove esperienze. La famiglia è fortemente partecipe alla vita del nido. Durante questo periodo possono essere utili colloqui di verifica individuali e incontri in piccolo gruppo. Se l’educatore sa gestire bene la situazione questi incontri risulteranno piacevoli e utili allo stesso tempo favorendo i contatti tra i bambini e le varie famiglie facendo così in modo che si possano instaurare dei legami che proseguono al di fuori del nido. L’incontro può essere articolato con la presentazione dell’andamento dell’ambientamento .


mercoledì 2 settembre 2015

...GIOCARE, MI AIUTA A NON PENSARTI MAMMA...

L'ambientamento è di per se un momento difficile e stressante per le famiglie, educatrici e bambini ma se si cerca di collaborare, ho notato che questa difficoltà iniziale va a scemare. 
Per esempio con i bambini del nido in cui sono stata si cercava di mettere i bambini a proprio agio cantando delle canzoncine, facendoli giocare e creando ogni giorno attività didattiche divertenti come giocare con la sabbia, manipolare la nutella, la pasta del pane ecc.



lunedì 31 agosto 2015

...COS'E' LA SCHEDA CONOSCITIVA?...

Una buona pratica durante il primo colloquio è quella di far compilare ai genitori una scheda conoscitiva in cui si raccolgono dati di base (cognome e nome del piccolo, residenza, numeri di telefono dei genitori e di altre persone di riferimento) note sulla storia del bambino e su abitudini quotidiane relative alla cura, all’alimentazione, al sonno, a giocattoli e attività preferite, alle amicizie, a eventuali fratelli e sorelle, a nonni e altre persone che di lui si occupano. 
Si richiedono informazioni sui livelli di sviluppo, soprattutto motorio e linguistico e su aspetti organizzativi-gestionali della famiglia in merito a esigenze su modalità e orari dell’ambientamento. 
Tale scheda servirà dunque ad accogliere il sapere dei genitori su quel bambino, il loro sapere intimo, favorire un momento di riflessività nel singolo genitore o nella coppia, trasmettere ai genitori l’interesse delle educatrici verso il loro bambino. 
Venti trenta minuti sono necessari per affrontare un buon colloquio.
L’educatore non si deve dimostrare di aver fretta onde evitare di mettere il genitore nelle condizioni di sentirsi poco accettato. 
I discorsi dovrebbero riguardare la vita del bambino e mai toccare l’intimità della famiglia; evitare confidenze e familiarità, pur manifestando sempre disponibilità e interesse.
La componente ambientale è un altro aspetto strategico pertanto è fondamentale predisporre un ambiente confortevole dove accogliere la coppia di genitori facendo in modo di metterli a proprio agio.
Si tratta infine di saper infondere fiducia attraverso uno stile comunicativo semplice evitando di farsi vedere come giudicatori ma nemmeno troppo alla mano.
Infatti, il genitore non deve maturare l’idea che l’educatrice raccolga delle informazioni che non sa come, da chi, perché, con quale finalità verranno poi usate, come spesso accade nella pratica medica. Dietro ad ogni richiesta di informazioni che viene rivolta ai genitori deve essere esplicitata una motivazione chiara. 
Ad esempio se chiediamo le abitudini del sonno del bambino a casa è perché a scuola è previsto che i bambini del primo anno dormano e gli insegnanti siano attenti a creare continuità fra il ritmo e le modalità del sonno a casa e a scuola. 
Nella scheda conoscitiva non ci deve essere uno stile intrusivo e inquisitorio, sì a domande aperte, a inizi di frase da compilare, a spazi bianchi, perché ogni genitore possa raccontare altro che noi non abbiamo previsto del bambino, di sé. 
No a tante parole o a prole difficili, si a poche parole e chiare, no ad un linguaggio interpretativo, si ad un linguaggio descrittivo.  

(Restiglian E. Progettazione al nido. Teorie e pratiche educative, Carocci. Editore, Roma 2012. Pp 131-135)

sabato 29 agosto 2015

...IL PRIMO COLLOQUIO INDIVIDUALE...

È una pratica di relazione individuale insegnanti-genitori che si realizza in vista dell’ambientamento, è un tempo di ascolto e di parola.
Il senso di questo primo colloqui è quello di costruire un dialogo con le famiglie per favorire la conoscenza iniziale attraverso la raccolta di informazioni sul bambino,la sua storia, le sue relazioni. 
Queste indicazioni consentono di avviare il rapporto a partire da elementi concreti,tenendo conto delle consuetudini di vita e soprattutto di ciò che i genitori vogliono comunicare del figlio. Pertanto questo primo incontro va preparato e sostenuto da una scaletta o da una vera e propria scheda compilata dall’educatore prima dell’incontro. 
Ci sono genitori abituati a parlare e altri molto riservati, altri ancora desiderosi di raccontare qualunque aspetto della vita del piccolo. Con ciascuno di questi, l’educatore cercherà di intessere una relazione efficace e di acquisire informazioni importanti per l’accoglienza del bambino nella struttura.