Una buona pratica durante il primo colloquio è quella di far
compilare ai genitori una scheda
conoscitiva in cui si raccolgono dati di base (cognome e nome del piccolo,
residenza, numeri di telefono dei genitori e di altre persone di riferimento)
note sulla storia del bambino e su abitudini quotidiane relative alla cura,
all’alimentazione, al sonno, a giocattoli e attività preferite, alle amicizie,
a eventuali fratelli e sorelle, a nonni e altre persone che di lui si occupano.
Si richiedono informazioni sui livelli di sviluppo, soprattutto motorio e
linguistico e su aspetti organizzativi-gestionali della famiglia in merito a
esigenze su modalità e orari dell’ambientamento.
Tale scheda servirà dunque ad
accogliere il sapere dei genitori su quel bambino, il loro sapere intimo,
favorire un momento di riflessività nel singolo genitore o nella coppia,
trasmettere ai genitori l’interesse delle educatrici verso il loro bambino.
Venti trenta minuti sono necessari per affrontare un buon colloquio.
L’educatore non si deve dimostrare di aver fretta onde evitare di mettere il
genitore nelle condizioni di sentirsi poco accettato.
I discorsi dovrebbero
riguardare la vita del bambino e mai toccare l’intimità della famiglia; evitare
confidenze e familiarità, pur manifestando sempre disponibilità e interesse.
La
componente ambientale è un altro aspetto strategico pertanto è fondamentale
predisporre un ambiente confortevole dove accogliere la coppia di genitori
facendo in modo di metterli a proprio agio.
Si tratta infine di saper infondere fiducia attraverso uno
stile comunicativo semplice evitando di farsi vedere come giudicatori ma nemmeno
troppo alla mano.
Infatti, il genitore non deve maturare l’idea che
l’educatrice raccolga delle informazioni che non sa come, da chi, perché, con
quale finalità verranno poi usate, come spesso accade nella pratica medica.
Dietro ad ogni richiesta di informazioni che viene rivolta ai genitori deve
essere esplicitata una motivazione chiara.
Ad esempio se chiediamo le abitudini
del sonno del bambino a casa è perché a scuola è previsto che i bambini del
primo anno dormano e gli insegnanti siano attenti a creare continuità fra il
ritmo e le modalità del sonno a casa e a scuola.
Nella scheda conoscitiva non
ci deve essere uno stile intrusivo e inquisitorio, sì a domande aperte, a inizi
di frase da compilare, a spazi bianchi, perché ogni genitore possa raccontare
altro che noi non abbiamo previsto del bambino, di sé.
No a tante parole o a
prole difficili, si a poche parole e chiare, no ad un linguaggio
interpretativo, si ad un linguaggio descrittivo.
(Restiglian E. Progettazione al nido. Teorie e
pratiche educative, Carocci. Editore, Roma 2012. Pp 131-135)
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